“La terapia non dovrebbe essere guidata dalla teoria, ma dalla relazione.”
Irvin D. Yalom
Il termine colloquio, o per estensione “colloquio psicologico”, deriva dal latino collŏqui <<parlare insieme>> e ha il significato di <<conversazione tra due persone o più […], di solito su argomenti di qualche importanza>>1.
Questa parola ci rimanda ad una conversazione avuta con i nostri genitori, con un amico o con un collega e anche a quella che possiamo avere con il nostro medico di base.
Diversamente, il colloquio psicologico è un momento in cui due persone si ritrovano sì a conversare, ma in una particolare condizione o <<posizione […] intersoggettiva>>2.
Intersoggettivo indica qualcosa che avviene tra soggetto e soggetto e ciò che si instaura tra i due agenti altro non è che “la relazione”.
Ed è proprio la relazione psicologica (il transfert) la variabile che caratterizza il colloquio psicologico, differenziandolo dalle altre tipologie di colloquio.
La relazione terapeutica è multidimensionale, comprende un accordo su obiettivi comuni, richiede un impegno rispetto al lavoro da fare insieme e richiede, altresì, lo sviluppo di un legame che unisce il paziente e lo psicologo (c.d. alleanza terapeutica)3.

Il ruolo dello psicologo durante il colloquio
All’interno di questo spazio intersoggettivo lo psicologo entra assumendo il ruolo di ascoltatore empatico e attivo.
L’ascolto attivo è dinamico. Implica che il professionista non stia solo a sentire, ma si tratta di una predisposizione all’ascolto che richiede uno sforzo maggiore.
Lo psicologo, infatti, cerca di comprende e di capire, immedesimandosi nel racconto (mondo emotivo) del paziente.

Il ruolo del paziente durante il colloquio
Dall’altra parte, il paziente non si limita ad un ruolo di soggetto passivo, come se partecipasse ad un interrogatorio, ma è colui che attivamente organizza con <<il suo modo di comunicare>>4 l’interazione con lo psicologo.
Perché questo accada il soggetto deve essere messo a suo agio, tenendo conto di elementi materiali (il luogo, il tempo e il denaro) e di elementi affettivi (disponibilità, empatia e contenimento).
Come si svolge il colloquio?
Dopo una breve presentazione e spiegazione delle modalità e degli obiettivi del colloquio, al paziente viene lasciata completa libertà su cosa dire e su come dirlo, in modo che la conversazione risulti il più possibile spontanea senza che sia “indirizzata” da eventi esterni o da un conduttore esterno, il terapeuta.
Che cosa posso dire durante il colloquio psicologico?
Spesso capita che il paziente non sappia di cosa parlare, oppure pensi che ci sia qualcosa di giusto o di sbagliato da dire. In quest’ultimo caso potrebbe anche sperimentare paura per un possibile giudizio.
La regola è che non ci sono regole e la persona si deve sentire libera di poter raccontare, o non raccontare, quello che desidera.
Affinché questo accada è molto importante che il paziente si senta immerso in un ambiente accogliente e privo di giudizio (un luogo sicuro) che possa farlo sentire totalmente libero di raccontare la sua storia.
Se vuoi prenotare il primo colloquio psicologico gratuito clicca qui.
1 https://www.treccani.it/vocabolario/colloquio/
2 J. Bergeret, (1979), Psicologia Patologica, Milano: Masson
3 Sommers-Flanagan, J., Abeje Zeleke, W. and Hood, M.H.E. (2015). Clinical Interview. In The Encyclopedia of Clinical Psychology (eds R.L. Cautin and S.O. Lilienfeld)
4 A. A. Semi, (1985), Tecnica del colloquio, Milano: Raffaello Cortina Editore
Lascia un commento